Metti un pomeriggio che sei alla ricerca di un regalo. E vai in un posto dove ce ne sono tante, di idee. E attraversi scaffali e isole piene zeppe di idee. E tra te e te ti dici che il Natale è rosso con le lucine e non un cono di rete o un tronco minimalista. Proprio mentre pensi a quanto quel babbo natale sia troppo giovane per essere credibile, senti una voce che ti chiama. Barbara. Urc. In un momento ti passa davanti la vita, direbbe David: il registro verde, Si Transalp for the life, Kant, mi giustifico, la matita blu e rossa, Malfagia e i ferri del mestiere, il testo di Caruso scritto sul banco, l’irene che sviene sulle scale antincendio, il caschetto biondo della Morettini, gli stivali della Ferranti con il buco sul tacco per far passare i lacci, Tiziana tutte le mattine facciamo tardi, Pioggia Colombata e i pedali. Sorrido. Mi giro con slancio, lo bacio copiosamente e gli dico: Professore, ma che bello.
E’ sempre uguale, avrà pensato lo stesso di me. I gesti che una volta mi apparivano severi, ora mi sembrano familiari e mi mettono a mio agio. Non lo so se Dio è amore, non lo so. Me lo chiedo. Ma forse si, se vedo quanto lui corteggia la fede, come se fosse una promessa. Ogni giorno, lì a mettere legna sul fuoco. Se lui si ritrae, lei lo ricerca. Ne soffre l’assenza, ci si spazientisce, l’offende e poi fanno pace, dopo averne parlato.
Ossignore. Non devo dirlo, che non si dice.
Keywords: incontri, natale, sabato pomeriggio
Hai dimenticato il circolo ermeneutico. Quello spiegato con l’elasticone verde sulle dita che si ruppe e lui, impassibile, fece finta di niente… 😀
Ah dimenticavo l’interrogazione.
FICO: “Speramo che non me chiama. Fa che non me chiami, fa che non me chiami…”
PROF: “Sentiamo…”
FICO: “Fa che non me chiami…”
PROF: “… Fico!”
FICO: “Ma porca M&%X?@@a!”
che bestemmioni che lanciava fico! erano momenti tragici, ma a me me ce veniva da ride…